Il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, ha accusato Israele di commettere crimini di guerra durante un incontro annuale organizzato in Bahrein. Durante il suo discorso, Safadi ha affermato che i palestinesi non hanno più nulla da perdere e ha responsabilizzato Israele per tenere in ostaggio ben 2,3 milioni di persone, negando loro cibo e acqua. Secondo il ministro degli Esteri, la negazione di beni di prima necessità, come cibo, carburante e medicine alla popolazione di Gaza, costituisce un vero e proprio crimine di guerra.
Safadi ha sostenuto che è ora necessario che Israele convinca i palestinesi che hanno un futuro, nonostante le difficoltà attuali, e ha attribuito la colpa a Hamas per interrompere tale possibilità. Ha inoltre lanciato un appello per il rilascio degli ostaggi, ma ha chiarito che una pausa umanitaria non dovrebbe essere legata al rilascio degli ostaggi.
L’accusa del ministro degli Esteri della Giordania arriva in un momento di grande tensione nella regione, con gli scontri tra Israele e Palestina che hanno causato numerose vittime e una crescente preoccupazione internazionale. L’intervento di Safadi ha suscitato un acceso dibattito sia in Bahrein, dove si è svolta la conferenza, sia a livello internazionale, con diversi paesi che si sono espressi in merito alle sue affermazioni.
Israele, dal canto suo, ha respinto le accuse mosse da Safadi, sostenendo che il proprio operato è finalizzato alla sicurezza dei propri cittadini e che non intende ostacolare la vita dei palestinesi. Tuttavia, le parole del ministro giordano hanno riportato all’attenzione internazionale la questione della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e la necessità di trovare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese.
Le dichiarazioni di Ayman Safadi ricordano anche l’importanza di un’intervento internazionale che possa portare ad un dialogo costruttivo tra le parti, al fine di garantire una vita dignitosa per i palestinesi e di ripristinare la sicurezza e la stabilità nella regione. Mentre il mondo osserva con attenzione lo sviluppo della situazione, resta da vedere quali saranno i passi successivi e se si riuscirà a trovare una soluzione pacifica ai conflitti in corso.

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