La Corte di Cassazione, massima autorità giudiziaria italiana, ha comunicato la decisione sulla competenza territoriale del processo per l’inchiesta Prisma che coinvolge la Juventus e 12 indagati, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e i dirigenti Fabio Paratici e Maurizio Arrivabene. I giudici della Quinta sezione della Cassazione hanno dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura di Torino, spostando così il processo a Roma.
La Juventus non ha accettato la decisione e ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha accolto la richiesta del club bianconero, ordinando la trasmissione immediata degli atti al Tribunale di Roma. Questo spostamento della competenza territoriale potrebbe avere un impatto significativo sullo sviluppo del processo.
A quasi un anno dallo scoppio dell’inchiesta, le prove contro il club bianconero sembrano essere scarse. La decisione di un pm titolare dell’inchiesta di lasciare l’accusa a causa di video diventati viral, in cui si definiva antijuventino e dichiarava di “odiare la Juve”, ha sollevato dubbi sulla correttezza delle indagini e sulla neutralità degli inquirenti.
Il mese scorso, la Procura di Bologna ha archiviato il procedimento relativo alla cosiddetta “carta Orsolini”, un’ipotetica falsificazione di documenti a fini di evasione fiscale. Questo archivio ha creato un importante precedente per le future decisioni delle altre piazze, dimostrando che nemmeno le altre autorità giudiziarie hanno trovato elementi sufficienti per accusare la Juventus.
Infine, con la decisione della Corte di Cassazione di spostare il processo a Roma, si apre una nuova fase nel procedimento dell’inchiesta Prisma. Sarà interessante vedere come si svilupperanno gli eventi e se la posizione del club bianconero verrà ulteriormente rafforzata. Resta da vedere se la competenza territoriale influenzerà l’esito finale del processo e se la Juventus riuscirà a dimostrare la propria innocenza.

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