Il 15 settembre 2008, Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’affari degli Stati Uniti, dichiarò bancarotta e scatenò una crisi finanziaria ed economica globale. Nonostante non avesse lo stesso prestigio di altre banche di Wall Street come Goldman Sachs, JP Morgan o Morgan Stanley, la banca era esposta a prodotti finanziari “innovativi” e titoli tossici, principalmente obbligazioni garantite da mutui subprime.
Il crollo dei prezzi delle case portò molti debitori a non poter più pagare i mutui, rendendo i titoli tossici privi di valore. Questo evento ebbe un impatto devastante sull’economia mondiale: la crisi di fiducia si diffuse nei mercati e una profonda recessione globale si fece sentire. Le cause dell’implosione di Lehman Brothers includono l’eccessiva esposizione ai derivati finanziari e la scarsa trasparenza e regolamentazione del sistema finanziario.
Negli anni 2000, l’impulso dell’eccezionale crescita economica degli anni ’90 si era arrestato. Le politiche economiche e monetarie favorirono un’eccessiva indebitamento sia nel settore pubblico che privato. I debiti, sebbene inizialmente possano creare l’illusione del benessere, devono alla fine essere ripagati, portando a momenti di crisi come quello di Lehman Brothers.
Gli inneschi per la prossima crisi economica sono abbondanti, poiché i debiti devono sempre essere ripagati. Nonostante la ripresa economica che alcune nazioni hanno iniziato a sperimentare, i rischi derivanti dall’indebitamento e dalla speculazione finanziaria rimangono un pericolo costante. Gli investitori e gli economisti sono continuamente alla ricerca di indicatori che possano prevedere una futura crisi economica, ma resta fondamentale un attento monitoraggio e una regolamentazione adeguata del sistema finanziario per mitigare il rischio di ulteriori implosioni come quella di Lehman Brothers.

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