La città di Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh, è attualmente sotto attacco da parte delle forze dell’Azerbaijan. Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan ha origini lontane nel tempo, risalendo addirittura al 1921, quando Stalin assegnò la terra caucasica all’Azerbaijan. Nel corso degli anni, il conflitto è aumentato di intensità, culminando nel 1992 con la morte di oltre 30mila persone e la vittoria dell’esercito armeno, che portò alla proclamazione della Repubblica dell’Artsakh.
Oggi, l’Azerbaijan rivendica ancora l’appartenenza del Nagorno Karabakh, mentre la popolazione armena chiede il riconoscimento internazionale della propria nazione. Nel settembre 2020, le forze azere lanciarono un attacco su vasta scala e presero il controllo della regione contesa. Successivamente, il corridoio di Lachin, che è fondamentale per la comunicazione tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh, è stato bloccato dall’Azerbaijan il 12 dicembre 2020. Questa situazione ha generato una grave crisi umanitaria nel territorio armeno.
Negli ultimi giorni, le truppe dell’Azerbaijan si stanno dispiegando sempre di più lungo il confine con il Nagorno Karabakh e con l’Armenia. Di conseguenza, le autorità del Nagorno Karabakh hanno richiesto un immediato cessate il fuoco. Anche a livello internazionale, sono state espresse preoccupazioni, con gli Stati Uniti che si sono dichiarati in apprensione, il presidente del Consiglio europeo che ha invitato l’Azerbaigian a interrompere le operazioni militari e il ministro degli Esteri italiano che ha richiamato al dialogo e alla soluzione diplomatica.
Tuttavia, vi è il timore che il conflitto in corso possa estendersi anche alla Repubblica d’Armenia, causando violenza e devastazione in tutto il Caucaso. Istituzioni internazionali e leader di tutto il mondo stanno cercando di trovare una soluzione pacifica a questa situazione di estrema tensione, ma l’incertezza rimane alta e la popolazione del Nagorno Karabakh è in pericolo. Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi di questa crisi.